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Il Capitale Umano
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Il Capitale Umano
Il termine Capitale umano è stato introdotto dall’economista e premio Nobel Theodore Schultz (1961) e si è affermato in ambito economico negli ultimi due decenni.
Una delle più efficaci definizioni di “Capitale umano” è quella dell’Ocse, che lo qualifica come “le conoscenze, le abilità, le competenze e gli altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico”.
Nella pratica aziendale è l’insieme delle progettualità e delle esperienze che le risorse umane di una realtà lavorativa possono attivare per incrementare il successo dell’impresa nella quale lavorano.
L’individuo è considerato, di fatto, il punto di forza di ogni organizzazione, che attraverso il proprio patrimonio di conoscenze ed abilità determina, insieme a tutti gli altri elementi del puzzle aziendale, il successo dell’impresa.
L’accumulazione di capitale umano, attraverso varie forme di apprendimento, può essere più viva negli anni giovanili ma, per far sì che il proprio essere non perda mai lo smalto necessario, dovrebbe protrarsi lungo tutto l’arco della vita individuale.
In termini economici sembra che ognuno di noi abbia un valore di 342 mila euro, un valore che possiamo incrementare costantemente ad esempio attraverso l’istruzione e la formazione professionale.
Il vero capitale umano è basato sulle caratteristiche personali di ognuno, quindi, il suo potenziamento dipende anche da altre forme di apprendimento prese:
Tale accumulazione comporta dei costi (monetari e non monetari), un investimento non solo in termini di denaro ma anche in termini di tempo e di risorse energetiche e, per di più, sottrae del tempo ad altre aree della propria vita (famiglia e affetti prima di tutto).
Tutto ciò non vuol dire sposare una logica ‘omologante’, bensì una logica in grado di ‘mettere in comune’.
Riprendendo la radice etimologica del termine ‘comune’, che tra l’altro è la stessa del termine ‘comunicazione’, possiamo dire che adottiamo una logica cum munus: ‘cum’ ossia ‘con’, e ‘munus’ che in latino vuol dire ‘dono’.
‘Munus’ a sua volta assume anche il significato di ‘impegno’. In effetti la comunicazione è un dono (reciproco) ma è anche un impegno. Se non ci si impegna non si può raggiungere nessun tipo di risultato, nemmeno nelle relazioni umane.
Investire in capitale umano significa quindi investire sulle esperienze dei propri dipendenti, costruendo una cultura aziendale forte e vincente che genererà necessariamente un’azienda vincente.
“Le tecnologia reinventerà il business, ma i rapporti umani rimarranno la chiave del successo”, come diceva Stephen Covey, noto uomo d’affari, nonché educatore e scrittore, statunitense.
In pratica se una realtà imprenditoriale riesce ad orchestrare l’insieme di conoscenze, abilità, esperienze e attitudini dei dipendenti in base a ciò che richiede la propria attività, quell’organizzazione sarà in grado di raggiungere il successo prima dei competitor.
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